“Atto Primo”, installazione che Daniele Spanò realizza per la Basilica di Santa Maria in Montesanto, Chiesa degli Artisti, si articola su tre differenti livelli spaziali e percettivi, la cui relazione dà vita all’opera stessa: l’architettura che la accoglie, i dispositivi che la veicolano ( l’immagine, il suono, il movimento), la tematica sulla quale riflette ( il tempo liturgico della Pentecoste).
Il progetto sottolinea inoltre la relazione tra l’opera e lo spettatore, diventando esperienza estetica e sinestetica, in grado cioè di stimolare una riflessione trasversale ed un’ intensa partecipazione emotiva.
Entrando nel buio della magnificente architettura della Basilica, si riconoscono, ai lati dell’Abside, i tratti del volto di un uomo e di una donna, proiettati in grande dimensione su due distinti teli di tessuto che pendono dalle balconate. Le immagini sembrano uniformarsi allo spazio, emergendo da una trama sottile e rimanendo evanescenti. Alla mimica del soffiare coincide il suono di uno strumento a fiato, che fa muovere i teli, come fosse un alito di vento.
L’ azione delle due figure si svolge in modo continuato ed ininterrotto, ma asincronico, come a voler sottolineare la complessità di una sinfonia.
“Atto Primo” riflette, svelando la molteplicità di una condizione universale.
Lo spirito, così come la bellezza, non parla a tutti nello stesso modo, differente è l’approccio di ognuno di noi alla fede così come differente è la percezione di un infinito. L’accesso ad un proprio spazio interiore segue molteplici percorsi.
Il linguaggio dell’arte resta universale così come la ricerca di un “oltre”, in un percorso che si muove verso una Spiritualità e che coglie l’unità della bellezza.
Silvia Marsano
Atto primo, is an installation created for the Basilica di Santa Maria in Montesanto, also known as the Church of the Artists, in Rome. The work develops on three levels of space and perception whose relationship gives life to the work itself: the architecture that receives it, the devices that transmit it (image, sound, movement), and the theme it reflects upon (Pentecost).
The project also highlights the relationship between the work of art and the spectator, becoming an aesthetic and synesthetic experience able to stimulate transversal concepts and intense emotional participation.
Entering the magnificent dark architecture of the Basilica, to the sides of the apse, we see large-scale projections of the faces of a man and a woman on two sheets of fabric hanging from the loggias. The images conform to the space; evanescent, emerging from a fine texture.
The simulated act of blowing coincides with the sound of a wind instrument that moves the sheets, as if it were a breath of wind.
The two figures move continuously, uninterrupted but asynchronous as if accentuating the complexity of a symphony.
Atto Primo is reflective, revealing the multiplicity of a universal condition.
The spirit, like beauty, doesn’t speak to all of us in the same way. Every one of us has a different approach to faith and so our perception of the infinite differ. Access to a personal inner space follows multiple paths.
The language of art is universal as is the search for a “beyond” down a path that moves towards spirituality and grasps the unity of beauty.
Silvia Marsano